A Trastevere c’è una chiesa che ha ospitato per breve tempo uno dei capolavori della pittura seicentesca. Al suo posto possiamo invece ammirare un’opera di soggetto analogo, ma con una impostazione assai differente. I due quadri sono conosciuti rispettivamente come La morte della Vergine e Il transito della Vergine: il primo rappresenta in modo crudo e diretto il corpo esanime di Maria, compianta dagli Apostoli e dalla Maddalena; il secondo mette in scena il momento in cui la Madonna è chiamata in cielo dagli angeli. La chiesa di cui si parla è Santa Maria della Scala, detta così in ricordo di una edicola della Madonna, ai piedi di una scala, con presunte proprietà miracolose. I due artisti, il primo lombardo e il secondo veneto, vissero a Roma le loro stagioni più fortunate. Entrambi morirono prematuramente, lontani dalla Capitale, l’uno di malaria e l’altro di peste. Stiamo parlando del Caravaggio e di Carlo Saraceni, amici e sodali nel divertimento e nella vita dissoluta.
La Morte della Vergine fu rifiutato dai Carmelitani Scalzi perché ritenuto indecoroso e blasfemo. La Madonna vi è raffigurata giovane, gonfia, con il volto livido, il corpo scomposto e i piedi nudi. L’ambiente, povero e spoglio, è sovrastato da un drappo rosso, che aggiunge drammaticità alla scena. L’estremo realismo e l’assenza di ogni riferimento sacro avvalorarono la diceria che il pittore avesse usato come modello una prostituta annegata nel Tevere.
- Caravaggio
- Carlo Saraceni
Il Transito della Vergine di Saraceni rispetta invece i dettami della Controriforma e appare quindi più convenzionale nell’impianto e nella trattazione del tema. Saraceni sembra mediare nel suo stile la lezione del Merisi con quella dei grandi maestri veneti e nordici. Ritrae le figure dal vero, ma i suoi colori sono vividi e la maniera addolcita. Nel 1606, l’anno in cui Caravaggio è costretto alla fuga, La Morte della Vergine viene rimossa dall’altare e acquistata, su consiglio di Rubens, da Vincenzo Gonzaga. Saraceni viene chiamato a sostituirla, ma la prima versione non soddisfa del tutto i committenti. Anche se presenta Maria come una donna matura, seduta dignitosamente nel momento del trapasso e circondata dai fedeli, viene richiesto a “Carlo Veneziano” l’importante aggiunta degli angeli nella parte superiore del dipinto. La nuova versione è accolta nella cappella dell’Assunta mentre La morte della Vergine di Caravaggio viene prima venduta dal Gonzaga a Carlo I d’Inghilterra, poi comprata dal banchiere parigino Jabach e successivamente da questi donata a Luigi XIV. Uno dei quadri più “rivoluzionari” del Seicento va così ad arricchire le collezioni del Louvre.
E così, delle tre “morti” della Vergine, resta a Santa Maria della Scala la più edificante.