Per il progetto Sol Indiges. Arte pubblica a Pomezia tra mito e futuro è visibile L’antiporta, il grande murale realizzato dall’artista Agostino Iacurci sulle pareti esterne della Biblioteca comunale Ugo Tognazzi a Pomezia.
Sol Indiges è il progetto del Comune di Pomezia, in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere e a cura di Marcello Smarrelli, nato per incrementare il patrimonio culturale della città attraverso un programma di interventi di Urban Art, nell’intento di riannodare il filo della storia contemporanea di Pomezia con il mito delle origini: un contributo della città alle celebrazioni nazionali per il settecentesimo anniversario della morte di Dante, considerato il ruolo centrale che Enea e Virgilio hanno avuto nella Divina Commedia.
Sol Indiges è il nome del santuario dedicato al dio Sole progenitore di tutte le cose, sorto nel luogo dello sbarco di Enea alla foce del Numico nelle campagne limitrofe all’attuale Pomezia – dove sorgerà Lavinium – e l’epiteto con cui i romani indicavano il loro eroe fondatore. Emblema della pietas per Virgilio, metro di comparazione e confronto per Dante, Enea – che antepone al proprio destino individuale quello del bene comune – torna ad essere un esempio civico e modello d’ispirazione per le nuove generazioni. Cogliere lo spirito del racconto mitologico e reinterpretarlo in chiave contemporanea facendolo rivivere nel presente attraverso l’arte, contribuisce in modo determinante a proiettarlo verso il futuro.
Il compito è stato affidato ad Agostino Iacurci (Foggia, 1986, vive e lavora a Berlino), che è intervenuto sulle pareti esterne della biblioteca comunale con un ciclo pittorico ideato in relazione allo spazio e alla sua funzione.
L’antiporta è il titolo del grande murale (1000 mq circa) che ha realizzato seguendo le linee dettate dall’architettura della Biblioteca Comunale Ugo Tognazzi, proponendo un’inedita lettura dell’edificio e un nuovo ruolo nel percorso narrativo della città.
L’artista si è ispirato al libro VI dell’Eneide in cui si narra l’incontro con la Sibilla Cumana, la veggente che predice ad Enea lo sbarco sul litorale laziale. Il suo antro viene descritto da Virgilio come una caverna con cento porte che si spalancano automaticamente all’unisono nel momento del responso. Le soglie che conducono nell’oltretomba, la misteriosa porta in tufo dell’Heroon di Enea conservata al Museo Archeologico Lavinium, le porte varcate da Virgilio e Dante nella Divina Commedia, sono altrettanti riferimenti derivanti dal confronto con i classici e amplificano la funzione simbolica della biblioteca, che diventa tempio del sapere, oracolo laico della città, luogo privilegiato in cui ottenere risposte alle proprie domande.
Allo spettatore vengono offerte molteplici possibilità d’interpretazione delle immagini caleidoscopiche che si susseguono sulle facciate, una visione in cui reale e immaginario si fondono, creando un cortocircuito temporale tra la pittura murale di epoca romana, evidente nella scelta dei codici espressivi e la pratica del muralismo contemporaneo.




Immagini: Agostino Iacurci, L’antiporta, 2021. Superficie interessata dall’intervento circa 1000 mq. Foto di Andrea Pizzalis. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere